Negli ultimi anni è in atto al Piccolo Cottolengo Genovese una riflessione su possibili azioni di prossimità e sostegno alla vita fragile anche superando l’ottica di intervento centrata sulla relazione duale operatore/utente. Ed è un andare oltre l’erogazione di servizi: siamo di fronte allo slittamento di paradigma, da quello clinico funzionale a quello esistenziale dove l’inclusione sociale, l’apertura all’esterno e i sostegni sono concetti fondamentali nella promozione di percorsi di Qualità di Vita, migliorando il benessere complessivo e la soddisfazione personale, rispondendo ai bisogni di autodeterminazione e mirando all’espressione di preferenze. Secondo quanto auspicato da Francesciutti, mi piace pensare, che questo potrebbe essere l’incipit di quello che afferma essere “uno slancio serio, scientificamente fondato verso la relazione con la comunità” e il territorio.
Ed è in questo quadro di riferimento che si inserisce il Progetto Vita Indipendente (VI). Con questo concetto si intende la possibilità per una persona adulta con disabilità, di autodeterminarsi, intesa come facoltà di compiere autonomamente le proprie scelte e gestire la propria esistenza. A seconda della situazione clinica personale e del contesto ambientale, lo specialista di riferimento definisce un progetto specifico che si articola in un PIA (piano di interventi) definito con la persona ed eventualmente con la sua famiglia. La Regione Liguria attraverso la deliberazione del 30/09/2016 e la determina di Alisa n°72 del 07/03/2019 e successive modifiche, mette a disposizione un contributo economico per sviluppare i progetti definiti.
Gli interventi possono riguardare persone ancora conviventi con la famiglia di origine rispetto alla quale avviare un percorso di emancipazione, così come persone in grado di realizzare la piena autonomia. I progetti mirano a sostenere la persona nella propria autorealizzazione garantendo gli adeguati sostegni nella vita quotidiana, nelle relazioni sociali, in ambito lavorativo, nell’accesso alle opportunità offerte dal territorio e nell’esercizio dei propri diritti e in tutti gli altri ambiti in cui intende realizzarsi.
Da giugno 2018 ad oggi il Pcdo ha attivato 14 percorsi di vita indipendente (finanziati da diversi contributi pubblici: per la maggior parte previsti per VI, altri da contributi per il “Dopo di Noi” e altri ancora dai fondi legati all’emergenza Covid). Ottenuto il contributo, la famiglia e la persona disabile scelgono l’Opera Don Orione Genova e i suoi operatori per portare avanti i progetti. Periodicamente si svolgeranno colloqui con tutti i soggetti coinvolti nella rete per definire e verificare gli obiettivi e monitorane l’andamento e le modalità: referente A.S. comunale, referente ASL, persona disabile, la sua famiglia ed educatori si incontreranno in un’ottica di collaborazione e confronto.
Tra gli altri, negli ultimi due anni sono stati attivati i seguenti percorsi:
– Quattro progetti sportivi dove l’educatore lavora sulla mediazione all’interno del contesto sportivo e supporta, attraverso un training ad hoc, l’acquisizione di autonomie di base legate alla cura della propria persona.
– Quattro progetti mirati all’inclusione lavorativa di reintegrazione lavorativa dove attraverso attivazione di un tirocinio lavorativo e l’assunzione di un ruolo sociale definito, il mediatore al lavoro media le relazioni nel contesto e offre supporto attraverso il monitoraggio e l’affiancamento costante.
– Due progetti abitare in autonomia dove l’affiancamento della figura educativa è fondamentale per sviluppare tutte quelle abilità necessarie a favorire un abitare indipendente. Il sostegno educativo, nei casi specifici, lavora sulla spesa e offre sostegni alla pianificazione dei pasti principali, sulla gestione delle utenze e sulla programmazione e gestione delle spese.
– Altri progetti mirano a sviluppare occasione di tempo libero e ad aumentare le opportunità di accesso offerte dal territorio nell’esercizio dei propri diritti in tutti gli ambiti in cui la persona può e desidera realizzarsi. L’educatore funge da mediatore nel contesto, nelle relazioni e mira ad un’inclusione sociale attraverso, per esempio, la partecipazione ad eventi, concerti, cinema.
Come dice un famoso proverbio cinese “Anche un viaggio di mille miglia inizia con un singolo passo” questo progetto è solo l’inizio di un percorso, che spero possa crescere ed offrire risposte sempre più mirate ai bisogni.
Un grazie a Chiara, mia compagna di viaggio, alla Direzione che lo ha reso possibile, e un ringraziamento speciale va ad Agnese, Barbara, Ida, Mattia, Marta e Paolo che hanno messo a disposizione il loro tempo e la professionalità.
Agnese Mongiardini
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